Pochi sono i documenti che menzionano i ritrovamenti archeologici che dalla fine del Settecento segnano l’inizio della storia dell’archeologia nella provincia di Foggia e ancor più isolati quelli che permettono di misurare l’interesse per la cultura materiale del grande insediamento daunio di Arpi ben noto dalle fonti antiche. I resti della città, già presenti sulla cartografia cinquecentesca, vengono descritti sin dagli inizi del Settecento dalla storiografia locale, nella quale non mancano le segnalazioni di rinvenimenti archeologici fatti nei campi arpani. Indicazioni sono anche nei diari dei rari viaggiatori che menzionano Arpi, la mitica fondazione di Diomede, lungo le strade che collegavano Foggia o Lucera a Siponto e Manfredonia. Nella prima metà dell’Ottocento vennero condotti scavi ad Arpi sui quali si interrogava la comunità scientifica. Gli attori dell’epoca erano in particolare Nicola Santangelo, Intendente di Capitanata tra il 1824 e il 1831 e futuro ministro degli Affari Interni, e il barone Franz von Koller, generale e diplomatico austriaco impegnato tra il 1815 e il 1826 presso la corte borbonica nel Regno delle Due Sicilie, entrambi grandi collezionisti d’arte. In questa sede si cercherà di inquadrare queste attività di ricerca che, pur non sempre ben definite, sono legate a uno dei fenomeni più significativi di questo periodo, quello del collezionismo.