La figura del principe nel Pouèmo di Mas-Felipe Delavouët, un alter-ego poetico?
Résumé
La poesia di Mas-Felipe Delavouët (1920-1990), ignota a molti, forse perché scritta in provenzale, largamente disprezzato in Francia in quanto « lingua regionale », fu riconosciuta come una delle maggiori voci poetiche del Novecento, da autori fra i più rilevanti del momento: Jules Supervielle o Lawrence Durrell (quest’ultimo riteneva perfino che Delavouët avrebbe meritato il Nobel di letteratura).
Delavouët, che fu anche autore di teatro, artista grafico, incisore, editore e persino tipografo, era contadino di professione. Scrittore autodidatta dalla cultura vastissima, bastì un’opera ampia, il cui edificio maggiore è l’impressionante Pouèmo. Questo vasto poema, e i suoi cinque tomi (la cui stesura si estende lungo la seconda metà nel Novecento), costituisce un affresco potente dell’esistenza umana. Radicato nella Provenza rurale dove vive il poeta, s'innalza a una dimensione universale, interrogando in modo intenso il posto dell’uomo tra terra e cielo, in un vivissimo intreccio di evocazioni mitiche.
Ci proponiamo di percorrere quest’opera, seguendo l’io poetico che si esprime in Pouèmo con sembianze diverse. Fra loro domina quella di un misterioso personaggio chiamato “Il Principe”, che, di volta in volta si pone in posizione dialogica con l’io poetico o si rivela forse un alter ego del poeta stesso.
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